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Una storia raccontata dal Bene Culturale

A cosa serve studiare i materiali dei Beni Culturali?


E' una domanda con cui abbiamo avuto a che fare almeno una volta nella vita. Come rispondere? Studiare i materiali dell’arte è qualcosa di fine a se stesso? È mera discriminazione di vari strati? Conservazione? È utile?


La risposta circa l’utilità della diagnostica comprende tutte queste cose, ma in realtà è molto di più. Nella prima fase della diagnostica - la caratterizzazione - scopriamo la natura del materiale: cosa, in sostanza, ha deciso di utilizzare l’artista. Poi scopriamo come l’ha utilizzato. Se sia


mo fortunati, sappiamo persino da dove l’ha preso e perché ha scelto proprio un minerale piuttosto che un altro, un marmo invece che del travertino.

Possiamo sapere che viaggio ha fatto il Lapislazzuli utilizzato da Michelangelo nella Cappella Sistina e perché volesse usare proprio quello e non l’azzurrite. Oppure possiamo corroborare le ipotesi sulle tecniche di produzione di alcuni oggetti archeologici, come i vasi a figure nere o rosse.


A che temperatura è stato cotto questo vaso? E cosa è successo in tutti questi secoli di seppellimento?



Studiare i materiali dei Beni Culturali ci permette di ricostruire in modo inequivocabile la vita di un manufatto, perché la sua stessa storia è impressa nella materia e si tratta solo di comprenderla. Questo da’ valore al percorso che l’uomo ha fatto fino ad oggi, ricordandoci da dove siamo partiti per capire dove vogliamo arrivare. È un racconto delle nostre radici, di quello che eravamo prima e che, in fondo siamo anche adesso: persone in grado di scegliere e lavorare i materiali per creare opere d’arte.




L’opera – che sia musealizzata o proveniente da scavo – ci racconta una storia, la nostra storia.



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