top of page
Immagine del redattorefrancescadituro

Tutte le sfumature di un’opera d’arte

“La verità sta nelle sfumature.”, ha detto Bukowski. . E aveva ragione, non solo nella vita, ma anche quando dobbiamo analizzare un’opera d’arte.


Allo stesso modo di una Miss Marple o uno Sherlock Holmes – lascio a voi la preferenza- il conservation scientist ha questa leggera ossessione del dettaglio.


A sua discolpa diciamo che essa è una caratteristica indispensabile nella ricerca scientifica e ancor più importante quando si ha davanti un oggetto che nasconde i suoi segreti proprio nei dettagli.


La pazienza certosina del diagnosta si manifesta quando deve utilizzare varie tecniche per ottenere un singolo risultato: ad esempio, è il caso delle analisi sulla “Camera Blu” di Picasso, dove i ricercatori hanno capito come l’artista mescolasse i pigmenti sulla tavolozza per poi applicarli sulla tela. Sempre per colpa di Picasso, gli studiosi hanno evidenziato l’alterazione del giallo nel quadro “Femme”, chiedendosi come fosse possibile che uno stesso pigmento degradasse diversamente e dando, per l’appunto, varie sfumature.

L’occhio critico del diagnosta e le moderne tecniche analitiche (ad esempio, fluorescenza a raggi X, la fotoluminescenza, l’imaging multispettrale) formano una squadra quasi invincibile per svelare tutti i segreti celati dietro un dipinto, il quale a sua volta è costituito da materiali estremamente eterogenei e spesso di difficile identificazione.


Valutare l’opera nel suo insieme, ma focalizzarsi sul particolare fino al nanometro (un miliardesimo di metro…molto poco, per intenderci) è davvero una capacità che hanno solo i migliori detective.


E chissà perché, i migliori conservation scientist che ho conosciuto sono appassionati di gialli: sarà un caso?


9 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2_Post
bottom of page