Oggi mie 300 parole sono per un uomo. Peccato che sia morto nel 1771.
Parlo di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero. La sua figura non ha la popolarità che meriterebbe, forse perché doveva essere un tipo abbastanza misterioso di per sé, appassionato di arte e di scienze, oltre che un vero e proprio mecenate. Insomma, uno di quegli uomini che oggi definiremmo belli e dannati e da cui, forse è meglio stare un po’ alla larga. In realtà, Raimondo dovette spesso nascondere le sue invenzioni per evitare di essere additato come stregone ed è probabilmente il motivo per il quale lui ancora si fatica a ricordarlo.
Supposizioni personali a parte, Raimondo ci ha permesso di godere del Cristo Velato – la scultura che oggi è conservata nella Cappella Sansevero di Napoli-.
Il corpo del Cristo Velato fu scolpito da Giuseppe Sammartino, ma secondo delle lettere trovate dalla studiosa Miccinelli, il Principe volle realizzare il “marmo a velo”, ossia ciò che rende davvero straordinaria questa scultura. Si dice che persino Canova avrebbe dato dieci anni di vita per la realizzazione di quell’opera.
Le analisi hanno accertato che il velo è davvero marmo, ma non c’è alcuna certezza della procedura utilizzata per realizzarlo: che sia scolpito o che sia un velo marmorizzato, non possiamo ancora saperlo.
Raimondo aveva anche lasciato delle lettere in cui si deduce quanto lui fosse istruito circa il processo della carbonatazione, ovvero la reazione che è sfruttata nell’affresco e coinvolge il carbonato di calcio (presente nel marmo). Ma c’è chi ha supposto che Raimondo lo avesse fatto proprio per depistare perché in fondo gli piaceva essere additato come alchimista stregone.
In 300 parole non posso dilungarmi sulle altrettanto meravigliose Macchine Anatomiche o sugli svariati studi chimici di Raimondo, ma potete consultare svariate e interessanti fonti per scoprire di più su questo particolarissimo personaggio.
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