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Restauro e diagnostica: storia di un’amicizia


L’amicizia tra restauro e diagnostica potrebbe essere, potenzialmente, un rapporto idilliaco, nel quale un ambito riesce a sostenere e completare l’altro. Le condizioni affinché tale amicizia possa esistere sono molto varie, tra esse c’è la possibilità di preventivare le indagini diagnostiche nelle operazioni di restauro. I casi studio in cui la virtuosa collaborazione di questi due ambiti ha portato a dei risultati eccellenti – sia dal punto di vista estetico, sia scientifico che di ricerca- sono svariati.


Ho potuto parlare di questa tematica lo scorso 14 ottobre, quando ho partecipato ad un appuntamento nell’ambito degli open Restoration Talks, organizzati dall’Università di Urbino. In quell’occasione ho avuto il piacere di confrontarmi con Veronica Tronconi su questi aspetti complessi nel contesto dei Beni Culturali, restando piacevolmente sorpresa su quanta curiosità e interesse ci sia nei confronti della diagnostica e di come essa può arricchire il lavoro nel mondo del restauro.


La diagnostica supporta e tutela il lavoro del restauratore, soprattutto in operazioni delicate come la pulitura. Qui, si possono anche trovare metodi e prodotti alternativi sicuri per l’opera e per la salute del restauratore.


Una domanda, tuttavia, era alla base di questo confronto: come è possibile far sì che due ambiti apparentemente così differenti possano trovare un punto di unione? La risposta è, essenzialmente, nella comunicazione tra le varie figure professionali e nella capacità di costruire un campo di gioco comune nel quale entrambe le parti possano muoversi agevolmente.


Restauratori e diagnosti hanno la grande fortuna di lavorare a contatto con le opere d’arte, indagandone gli aspetti più particolari e spesso celati ai più. Raccontare il materiale dell’arte è, essenzialmente, raccontare la storia di come l’opera sia stata creata dal genio artistico fino al momento stesso del restauro, che segna un evento di particolare importanza nella vita del bene cultuale. Diagnosti e restauratori, dunque, possono narrare aspetti diversi, ma essenziali, dell’opera d’arte.


L’amicizia tra restauro e diagnostica aiuta a svelare aspetti conoscitivi che altrimenti non sarebbe possibile apprendere e garantisce un risultato d’eccellenza già ampiamente dimostrato con i grandi restauri del passato, dalla Cappella Sistina al Camposanto Monumentale di Pisa.



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