La pandemia ha accelerato le attività digitali nel Patrimonio Culturale (in senso ampio, dalla comunicazione alla fruizione mediante realtà aumentata e/o virtuale). Uno sviluppo e un interesse di questo tipo sarebbe avvenuto in anni anziché in pochi mesi, se il digitale non fosse stata una esigenza fortemente sentita da musei e siti archeologici ai tempi del Covid.
Le tecnologie virtuali fanno parte del mondo dei Beni Culturali già da tempo e gli addetti ai lavori sanno che il modello 3D di Palmira si è rivelata indispensabile per salvarne la memoria, così come le ricostruzioni di siti archeologici aiutano lo studio e la documentazione. Allo stesso modo, la digitalizzazione di archivi e collezioni sono da tempo essenziali per gli studiosi. Ma non parliamo di questo tipo di digitale, confinato ad un settore professionale ben definito.
I musei sono stati i protagonisti della rimonta digitale degli ultimi mesi, proponendo visite virtuali e attività in streaming, senza contare l’assidua copertura mediatica sui social network. Non sorprende, quindi, che un’istituzione come la National Gallery di Londra abbia stretto accordi con la Nikon per la divulgazione dei contenuti online, pubblicizzando non solo la ricchissima collezione della galleria, ma anche la Nikon stessa, ovviamente.
Il fatto è che i Beni Culturali non solo pixel che compaiono sui nostri schermi, ma sono, prima di ogni cosa, materia e non è possibile scindere l’esperienza materica da un aggiunta quale può essere la fruizione digitale del contenuto.
Auspicabilmente, il digitale può essere il mezzo mediante il quale il visitatore medio decide di andare a farsi un selfie con il vero David di Donatello, perché prima lo ha visto online e gli è piaciuto. E magari vuole vedere quanto è alto, apprezzare i dettagli della rifinitura dei capelli che lo rendono una delle opere più belle del nostro patrimonio.
Ci basterà, quindi, una immagine digitale per dire che stiamo usufruendo di un Bene Culturale? Semplificare la questione digitale è facile, escludere gli aspetti materici che tanto hanno acceso il dibattito filosofico sulla conservazione e sulla valorizzazione dei Beni Culturali, pure.
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