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Conservation Scientist a chi?


Pochi fortunati colleghi, nella loro vita, hanno avuto il piacere di essere chiamati per quello che sono: conservation scientist.


Questa figura mitologica è, però, una realtà che sta diventando sempre più insistente tra le figure professionali che si occupano di Beni Culturali. Che uno sia laureato in Tecnologie per i Beni Culturali, in Fisica o in Chimica, poco importa perché l’unica cosa che hanno in comune è la preparazione scientifica. Lo scienziato della conservazione, o diagnosta, studia le opere d’arte applicando metodi e tecnologie tipiche delle scienze e interpreta i dati alla luce delle informazioni storiche, artistiche o archeologiche.


Per comprendere la varietà di specializzazioni che ricadono sotto l’ombrello delle Scienze della Conservazione, basti pensare all'eterogeneità del nostro Patrimonio Culturale: dipinti, statue di bronzo o di marmo, edifici, fontane, beni sommersi, parchi archeologici. Potrei continuare ancora per molto, ma ho giurato di limitarmi a trecento parole.


Dunque, logicamente si può credere che ci siano tanti beni da proteggere e studiare quanti conservation scientist. Invece no. Soprattutto è difficile trovare uno scienziato che lavori a tempo pieno per un museo o un parco archeologico.

Certo, ci sono, ma sono comunque figure mitologiche (di cui faccio parte anche io, in un certo senso).


Ricordo che quando decisi di laureami in Tecnologie per i Beni Culturali era perché amavo talmente tanto l’Italia che non solo volevo rimanerci per tutta la vita, ma volevo anche proteggerla e lasciare che le generazioni future rimanessero incantante al cospetto di Venezia, quando si arriva uscendo dalla stazione di Santa Lucia.


È stato difficile accettare che, invece, i grandi laboratori di diagnostica si trovano al Metropolitan Museum of New York, al Getty, allo Smithsonian, al Rijksmuseum, al British o al Victoria and Albert museum.


Allo stesso modo, è stato difficile accettare, appena iniziai a studiare, che in Italia quasi nessuno sapesse cosa sia un conservation scientist. “Scusa, chi?”


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